Prognosi
Data una curva scoliotica quale sarà il suo destino?
Il concetto di prognosi va inteso nel senso di aggravamento potenziale obbligato, poiché, eccettuate alcune forme, rare, di scoliosi idiopatica dell’infanzia, che guariscono spontaneamente (resolving), per tutte le altre forme la previsione non comporta la guarigione e tutte hanno un diverso potenziale evolutivo.
L’osservazione sempre più frequente di numerosi casi di scoliosi strutturata, che presentano curve lievi radiografiche e gibbi modesti, ha indotto il Prof. Alberto Ponte a verificare (presso il Centro di Deformità Vertebrali dell’Ospedale Santa Corona di Pietraligure –SV, in 6 anni, dal 1975 al 1980), se dalla rotazione fissa e quindi dalla misurazione del gibbo, fosse stato possibile dedurre l’evolutività di una curva scoliotica; egli ha quindi sottoposto a misurazioni periodiche del gibbo, durante l’intero periodo puberale, numerosi soggetti con scoliosi strutturata (circa 5000).
Dai risultati di questo studio ha potuto stabilire i limiti massimi per gibbo, nei vari tipi di curve, dopo i quali una scoliosi è, in forte percentuale, ad alta evolutività in rapporto alla maturità/immaturità scheletrica vertebrale .
Questi limiti sono i seguenti:
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13 mm per gibbo da una curva toracica semplice
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12 mm per gibbo toraco-lombare semplice
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11 mm per gibbo lombare
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9 mm per gibbo da una delle due curve toraco-lombari doppie
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8 mm per gibbo da curva toracica doppia o alta
Superati questi limiti, in epoca puberale, la scoliosi si aggrava sempre, qualunque possa essere il valore angolare della curva.
Per esempio, una curva radiografica di 20° toracica semplice , ma con uno gibbo clinico di 23 mm, è altamente evolutiva necessitando un trattamento immediato; mentre una curva lombare di 34° ma con soli 6 mm di gibbo richiede solo controlli periodici.
In quello studio effettuato dal Prof. Ponte (e presentato in più Congressi) troviamo il più importante e semplice criterio prognostico della scoliosi: il gibbo è l’aspetto principale della deformità e rappresenta il primo segno della evolutività; l’indicazione al trattamento incruento della malattia non è più posta in base al solo valore angolare della curva sul radiogramma, ma in base alla gravità clinica della deformità e cioè al tipo ed entità della rotazione e quindi all’altezza del gibbo. Questo indirizzo seguito nel trattamento dei pazienti scoliotici ci ha portato a confermare in pieno la validità del metodo che oltretutto ha consentito una netta limitazione all’esposizione di raggi x nei pazienti sottoposti a controllo (fig. 15).
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