SCOLIOSI IDIOPATICA |
Incidenza ed evoluzione
Statisticamente sono colpiti dalla scoliosi idiopatica il 5-7 % dei ragazzi in accrescimento, con un rapporto di 7 a 1 delle femmine sui maschi; solo 5 su mille casi evolvono in grave peggioramento , tanto che se non trattati, giungono sul tavolo operatorio; negli altri casi la scoliosi o rimane stabile oppure si aggrava molto lentamente, non necessitando di alcuna cura se non il controllo clinico (sarà il gibbo , come vedremo in seguito, a valutare l’evoluzione nel tempo con la sua misurazione). Già John Cobb, maestro dell’ortopedia, ebbe a rimarcare come la cura della scoliosi necessita solamente, nella maggior parte dei casi, di “una energica terapia di attesa”. Anche se in pochi soggetti (e la statistica lo conferma) la scoliosi tende ad aggravarsi nel tempo, da cui la necessità di arrestarne l’evoluzione.
I dati statistici sopra citati ridimensionano fortemente l’incidenza della scoliosi idiopatica ancora oggi esagerata nella frequenza e nelle prescrizioni terapeutiche, per una non esatta diagnosi dell’evolutività della malattia.
Nel 95 % dei casi la malattia inizia con i primi segni della pubertà della colonna (in media 10 aa nella bambina e 12 aa nel maschietto) proseguendo la sua evoluzione per tutto il periodo della rapida crescita puberale fino alla maturazione ossea del rachide (dura 4-5 anni e termina -in media- due-tre aa dopo le mestruazioni nella femmina e il cambiamento di voce nel ragazzo). Nei rimanenti casi (5%) la scoliosi può evidenziarsi in altre epoche di accrescimento, dall’infanzia al periodo puberale, sapendo anche che, più lontana dalla fine dell’accrescimento è la comparsa della scoliosi, maggiore è il rischio di aggravamento.
Negli screening scolastici questi ultimi dati ci portano ad osservare più attentamente gli alunni delle medie inferiori e possibilmente dell’ultima classe elementare.
|
|
|
|
|